Green screen

Green screen: un accorgimento per applicare la tecnica del chroma key è avere uno sfondo verde. Suggestioni creative dettate dagli sfondi verdi.

Per prima cosa, una precisazione: spessissimo si usano come sinonimi green screen e chroma key. In realtà si tratta di due concetti diversi. Il green screen è lo sfondo verde fisico, quello di cui si parlerà in questo articolo. E serve per mettere in atto la tecnica del chroma key. Perché per lavorare con gli effetti speciali in post produzione si usano gli sfondi verdi? Presto spiegato: la maggior parte dei programmi per l’elaborazione delle immagini, così come le schede video, diciamo hanno una “particolare predisposizione” nel riconoscere il colore verde.

Per la precisione quello corrispondente al Pantone 354. Pantone ha istituito un sistema standardizzato per la classificazione dei colori e, a volte, il verde viene anche avvicendato con il blu (Pantone 2728C). Una volta individuate queste tonalità dai software, sarà più facile procedere con scontorni, ritagli e, pure, creare trasparenze. In generale, tuttavia, la regola per poter applicare al meglio degli effetti speciali video o foto è individuare un colore di sfondo complementare a quello del soggetto ripreso.

Maggiori impieghi del green screen nella tecnica del chroma key

Uno sfondo verde consente di sovrapporre immagini, statiche o mobili, combinandole insieme in un unico scenario. La tecnica del chroma key oggi è utilizzata nei più svariati campi e applicazioni. Come ad esempio:

  • nei programmi televisivi, dall’intrattenimento all’informazione. Avete presente il meteorologo che indica anticicloni e perturbazioni sulla mappa? Si tratta sicuramente di un effetto creato utilizzando il green screen. E i giochi o i quiz dove appaiono sullo schermo della tv delle animazioni? Stesso discorso
  • gli sfondi verdi vengono utilizzati anche durante le sessioni di videogiochi interattivi, per creare un’atmosfera più immersiva
  • lo storytelling aziendale prevede sempre più spesso la pubblicazione di contenuti sul web, caratterizzati da video o foto. Anche qui avere a disposizione un green screen faciliterà notevolmente la produzione di immagini accattivanti, in maniera veloce
  • ovviamente il chroma key è ampiamente utilizzato per gli effetti speciali cinematografici e nel mondo dell’animazione 3D 
  • Lo sfondo verde si sfrutta largamente anche in fotografia, ad esempio per effettuare scontorni precisi degli still-life fotografici, per inserire uno sfondo digitale dietro un ritratto, nella fotografia di moda e beauty.

1 – Elgato green screen pieghevole | miglior green screen per gaming

Un’ottima soluzione per chi utilizza lo sfondo verde per i giochi online interattivi è rappresentata da Elgato green screen pieghevole. Una volta terminato l’utilizzo, con un gesto si piegherà nella sua custodia, senza dare fastidio per casa. Ottimo ovviamente anche per video e fotografia: dettagli nella scheda prodotto.


Il green screen per lo scontorno veloce e preciso

A livello fotografico, quando risulta conveniente utilizzare lo sfondo verde? Ci sono molti modi di intervenire sulle immagini fotografiche in maniera digitale. Adobe Photoshop in questo caso è sempre l’asso nella manica. Però a volte anche il famoso software può avere bisogno di una mano, ad esempio per permetterci di eseguire scontorni in maniera più rapida e precisa. Realizzare immagini che già in fase di scatto prevedono l’impiego di un green screen consentirà al programma di post produzione di individuare nettamente l’area verde.

Nelle situazioni più comuni, come ritratti e still-life, spesso si presenta la necessità di cambiare lo sfondo dei soggetti, a seconda della destinazione d’uso. Se scattassimo con fondali di colore bianco o nero si potrebbe rischiare una certa confusione tra soggetto principale e scena retrostante. Infatti sono colori generalmente sempre presenti: capelli scuri o chiari, colore degli indumenti, pellame delle scarpe, vetro, riflessi luccicanti dei gioielli, ecc. Lavorare con uno sfondo verde, invece, aiuterà tantissimo nel velocizzare il workflow e nell’ottenere scontorni con trasparenze credibili.


Applicare la tecnica del chroma key in pratica

Come bisogna muoversi per allestire nella maniera corretta e più funzionale un set con sfondo verde?

  • Prima di tutto, assicurarsi di avere abbastanza spazio e di possedere un green screen così grande da incorporare tutto il soggetto, o i soggetti, da riprendere. Calcolate inoltre che ci vorrà più di una lampada per realizzare il contrasto luminoso necessario per l’esecuzione di una post produzione perfetta.
  • Dato che i parametri dei software sono molto sensibili alle discrepanze, bisogna controllare che il nostro fondale non sia realizzato in materiale riflettente e di aver eliminato pieghe o grinze che possono essersi formate anche sulla migliore delle stoffe per sfondi verdi (cotone, mussola, microfibra).
  • La prima delle cose davvero fondamentali per la perfetta riuscita dell’applicazione in post produzione della tecnica del chroma key è la distanza del soggetto dallo sfondo. Il soggetto deve trovarsi abbastanza lontano da far in modo che il rifesso colorato dello sfondo verde non si stagli lungo la sua silhouette. Allo stesso modo la sua ombra non deve cadere sul green screen. In maniera approssimativa, si può dire che una delle distanze ideali soggetto-sfondo è circa 2 metri.
  • La seconda cosa importante quando si usa uno sfondo verde è l’illuminazione. In genere sono da preferire lampade a luce continua a basso consumo. In tal senso oggi ci viene in aiuto la tecnologia LED e le tante proposte, presenti in vendita sul web a prezzi davvero competitivi, di kit luci completi. Ipotizzando uno schema luci ideale, è bene mettersi nell’ottica che servono almeno 4 riflettori. Un paio di torce devono illuminare il fondale in maniera quanto più uniforme possibile, una terza servirà per il soggetto principale, quello che poi andrà scontornato. Infine una lampada che irradia il suo fascio lateralmente o di tre quarti, per un effetto controluce che delinea ancor meglio i contorni della figura in primo piano.
  • A questo punto, una volta concluso lo shooting oppure le riprese video, si potranno scaricare le immagini sul computer. I programmi dedicati alla loro elaborazione dovrebbero riconoscere perfettamente lo sfondo verde: applicare una selezione e apportare le modifiche desiderate sarà molto facile, quasi automatico.

2 – Neewer kit d’illuminazione completo | miglior green screen comprensivo di 4 torce LED

Il kit Neewer.


Le luci fotografiche migliori per il Chroma key

Trovare la posizione ideale del soggetto sul set, disporre lo schema luci in maniera tale da avere un’illuminazione quanto più uniforme, insomma comporre la scena in maniera perfetta, richiede tempo. In modo da poter poi eseguire al meglio la fase di post produzione. Per questo si tende a preferire l’utilizzo di luci LED a fascio continuo. Questa tipologia di lampade ha bulbi spesso regolabili, sia in intensità che temperatura colore. Inoltre non accumula eccessivo calore, nemmeno dopo diverse ore di utilizzo. E, appunto per settare al meglio il teatro di posa, potrebbe volerci un po’ di tempo, così come per realizzare lo shooting.

L’illuminazione continua LED, infatti, non è più solo una prerogativa di chi si occupa di video o cinema. Infatti consente anche ai fotografi di avere l’anteprima costante dei risultati che poi saranno visibili negli scatti finali. In alternativa, non è da disprezzare nemmeno l’impiego delle lampade a fluorescenza.

3 – Walimex Pro pannello luce LED regolabile | Miglior pannello LED singolo per green screen

Anche le luci strobo da studio sono quasi tutte fornite di luce pilota, e, nel complesso rimangono accese solo in quella piccola frazione di tempo relativa al lampo. Tuttavia i continui picchi di energia fanno surriscaldare presto le torce flash. Si rendono pertanto necessarie delle pause durante il servizio fotografico. In ogni caso si tratta di apparecchi tutt’ora largamente impiegati da chi si occupa prettamente di fotografia, in quanto più potenti della luce continua LED.

4 – Neewer Vision5 400 Watt flash TTL | Miglior flash da studio per green screen

In tutti e due i casi, si consiglia sempre di applicare buoni diffusori e softbox, per rendere morbida la luce emessa. Ombre nette e dure potrebbero oscurare parti del soggetto o creare effetti disarmonici. Esistono in commercio, soprattutto online, una moltitudine di accessori per modellare la luce, dai pannelli riflettenti, agli ombrelli, fino ai sagomatori, ai barndoor e agli snoot.

5 – Neewer Softbox ottagonale 80 cm di diametro | Miglior softbox per green screen per rapporto qualità/prezzo


Effetti speciali nella storia

La tecnica del chroma key è da sempre associata prevalentemente al cinema. Inizialmente non si usava un telo verde ma un drappo nero. Il primo a sperimentarla fu Edwin S. Porter in The Great Train Robbery, nel 1903: il regista usò la doppia esposizione per introdurre delle scene paesaggistiche dietro a un vagone del treno, su cui avveniva l’azione. Il vagone fu filmato con un fondo nero e in fase di post produzione furono montate le immagini che scorrevano. Nel 1918 Frank Williams brevettò una tecnica che prevedeva ancora l’utilizzo di un fondo di colore scuro, utilizzato anche nei primi capolavori della cinematografia, come ad esempio The Invisible man. Ben presto il green screen e la tecnica del chroma key furono ulteriormente sviluppate dal mondo della cinematografia d’animazione, divenendone una parte fondamentale. Su tutti, ovviamente, i pionieri furono gli operatori degli studi Disney.

Per ciò che riguarda il blue screen, invece, fu introdotto nel 1930 negli studi RKO Radio Pictures ed è tutt’oggi una delle basi nella realizzazione di effetti speciali cinematografici. In fotografia il green screen viene utilizzato prevalentemente nell’advertising e, talvolta, nella staged photography. Anche se nelle forme più autoriali di espressione visiva si preferisce ricostruire per intero una situazione sul set, nei minimi dettagli. Utile espediente invece per i ritratti “da copertina”, consente di inserire vari sfondi, adattandoli a eventuali grafiche e titoli da apporre sopra e per diverse edizioni. Come spesso accade in questi casi si è andato a creare un vero e proprio genere fotografico, detto layer photography. Questo appunto perché, nella produzione di un’immagine si lavora in fasi differenziate, con contenuti diversi. Come se si operasse proprio step by step, per livelli.


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