
Il ritratto fotografico è il genere che più è cambiato nel tempo: tutti i linguaggi contemporanei cui ispirarsi.
Tra i cosiddetti generi, il ritratto fotografico è uno dei più diffusi e praticati. I ritratti fotografici di cui parleremo sono quelli che maggiormente riflettono l’espressione e il gusto contemporanei. Che ci permettono di rappresentare la figura umana immersa nelle sue connessioni culturali. Analizzeremo alcuni dei principali filoni concettuali verso cui si rifanno gran parte dei fotografi per i loro foto ritratti. Vedremo come le luci ritratto fotografico possono essere decise dal fotografo o come sia molto diffuso l’utilizzo della luce naturale. Ci sono linguaggi che si accordano con bagliori tenui e altri che richiedono un dirompente lampo flash. Sempre meno diffuso il ritratto in sala di posa, si preferisce avere come sfondo fotografico il contesto in cui il protagonista da immortalare vive e si muove.
Inespressività e distanza
Il fotografo e artista tedesco Thomas Ruff è uno dei maggiori esponenti e produttori d’immagini che aderiscono a un certo tipo di estetica fredda e distaccata. Si tratta generalmente di una modalità di ritratto fotografico in cui ogni singolo e minimo dettaglio risulta essere a fuoco. L’output finale, poi, prevede stampe di grande formato: l’effetto che producono sull’osservatore è tanto mozzafiato quanto l’espressività dei soggetti risulta invece distante e controllata. L’autore stesso delle immagini non si lascia coinvolgere emotivamente, benché spesso le persone ritratte siano conoscenti o amici. In questo modo la fotografia permette all’osservatore di porsi domande che vanno oltre il suo sentire emozionale personale, ampliando la prospettiva.
Fototessera
Ruff, nella sua ricerca che non è fatta solo di ritratti fotografici, ha accumulato una vasta serie di persone immortalate a mezzo busto senza particolari luci ritratto fotografico, ma con un’illuminazione uniforme e in quella che potrebbe dirsi la classica posa inespressiva di quando ci si scatta una fototessera. La differenza con quest’ultima sta nella scala con cui vengono proposti allo spettatore e nella quantità di dettagli ben evidenziati.
Dai follicoli ai pori della pelle. In questo modo chi osserva troverà delusa la sua aspettativa di indovinare la personalità della gente ritratta, che non gesticola e non connota l’immagine. Lo spaesamento derivante ci porta oltre la nostra superficialità e impulsività.

Sulla stessa lunghezza d’onda i foto ritratti che Celine Van Balen ha scattato a delle ragazze musulmane che vivono ad Amsterdam, presso alloggi temporanei. Il gioco semantico che si crea, quando ci s’imbatte in un allestimento espositivo in cui vengono presentati tutti insieme e con dimensioni enormi è un’inversione della realtà. Quella che socialmente è una minoranza etnica all’interno di un paese straniero esprime invece forza e sicurezza, sovrastando il fruitore delle opere. Non sono presenti particolari artifici luminosi, il primo piano è rischiarato da un bagliore uniforme e lo sfondo è più scuro e sfocato.

Rivisitare le convenzioni
Nella poetica visiva di Alec Soth, si possono leggere sia elementi connessi all’inespressività e alla distanza dai soggetti, sia tratti più convenzionali ed emotivi che si rifanno alla ritrattistica classica. Grande erede del percorso aperto da William Eggleston, Soth ne ripercorre in parte i passi, senza copiare niente dall’illustre predecessore né tantomeno dalla storia dell’immagine fotografica, bensì ricollocando le sedimentazioni del passato secondo la sua personale visione del presente.
Alec Soth è uno dei più grandi fotografi contemporanei, viaggia e fotografa persone all’interno delle loro abitazioni, circondate dagli oggetti che li rappresentano. I suoi ultimi lavori aprono sempre più a una visione coinvolta e coinvolgente con i protagonisti ripresi. Solito scattare con apparecchi di grande formato e con il banco ottico, Soth predilige la luce naturale. I suoi ritratti esprimono in maniera vivida e semplice un sentimento universale, che non è mai riferito esclusivamente alla persona immortalata, per quanto, effettivamente rappresentata all’interno del luogo forse più intimo in assoluto.

Intimità
In qualche modo “figlia” del linguaggio intimista di Nan Goldin e Larry Clark, che viene richiamato comunque in maniera molto più evocativa e sfumata, è la produzione fotografica di Tracey Baran. I toni dei suoi ritratti e autoritratti non sono mai enfatici o pomposi, rimangono sospesi e restano aperti all’interpretazione. Sembra sia utilizzata quasi esclusivamente la luce naturale: le figure sbucano dall’ombra e spesso appaiono in controluce. Una situazione di luci ritratto fotografico che conduce immediatamente in un’atmosfera sognante.
I personaggi sono ripresi durante momenti comuni, senza pose, mentre si muovono nel loro ambiente e vivono la loro esistenza fatta di stati d’animo diversi e fragilità. La Baran si dedica anche all’autoritratto, giocando delicatamente con la sovrapposizione e con le luci e le penombre dell’ambiente circostante. Attraverso questi ritratti si percepisce lo scorrere dell’esistenza in maniera intuitiva: l’amore, la morte, il viaggio, il rimettersi in gioco avvengono in punta di piedi eppure suscitano un’emozione molto intensa.

Un senso di sospensione e attesa dell’azione che si avverte anche nelle immagini di Hannah Starkey, solo che in questo caso ogni dettaglio è frutto di una precisa messa in scena. La Starkey è una ritrattista sofisticata, nell’immagine di una donna seduta di spalle da sola in un ristorante giapponese i lunghi capelli grigi la fanno sembrare una creatura uscita da qualche leggenda orientale. Il moto dei pesci sulla parete è affine a quello della chioma. L’intimità evocata in questi ritratti attiva l’immaginazione.

Condizioni sociali
Il ritratto fotografico può essere anche uno strumento per parlare di particolari condizioni sociali o comunità di persone nel mondo, contraddistinte da alcune particolarità. Il fotografo malese Seydou Keïta ha raccontato la sua cultura attraverso ritratti fotografici che sono sia sintetici che rappresentativi. Si tratta come di modelli ideali, che possono essere compresi dalla comunità stessa e dal mondo.
Le persone sono ritratte in piccoli set, si pensa improvvisati, con stoffe tipiche e abiti locali, a volte con oggetti o dettagli che potrebbero sembrare inusuali. La sua opera è stata rivalutata e considerata dopo gli anni Novanta, quando istituzioni e curatela hanno posto sempre maggiore attenzione alla produzione di fotografi non occidentali. Seydou Keïta lavora in analogico e scatta in bianco e nero.

Psicologia
Particolare l’esperienza visiva di Roger Ballen. Gran parte della sua opera è realizzata in Sud Africa dove ha vissuto a lungo. A differenza di un ritratto fotografico puramente documentario, la sua è più un’indagine psicologica sotto la quale si avvertono le tensioni e le problematiche dell’apartheid. I suoi soggetti sono spesso dei personaggi borderline, l’inquietudine di una situazione difficile anche da un punto di vista sociale passa dagli occhi sgranati di chi forse ha perso il lume della ragione, dagli storpi e dai “freak”. L’uso di forti contrasti e del flash, come luci ritratto fotografico, è la caratteristica distintiva a livello formale dell’opera di Ballen. Oltre all’utilizzo del bianco e nero. Facile il paragone con Diane Arbus, per quanto le sue immagini siano molto distanti dalla cosiddetta street photography.

Personaggi famosi
Ugo Mulas ha ritratto molti artisti italiani e internazionali di grande fama e spessore culturale. Tra i suoi ritratti fotografici più famosi, quelli scattati a Marcel Duchamp e a Lucio Fontana. L’obiettivo di Mulas era mettere in rapporto diretto il personaggio ritratto con il suo lavoro. I modi e gli atteggiamenti immortalati devono rispecchiarsi nel risultato finale di un’opera o di una performance. I foto ritratti di Duchamp, ad esempio, cercano di restituire in senso visivo l’atteggiamento dell’artista che praticò per anni il silenzio e il non fare come nuovo modo provocatorio di fare.
Pertanto Mulas ha immortalato spesso Duchamp mentre cammina, mentre pensa o davanti all’amato tavolo degli scacchi (senza giocare però!), gli atteggiamenti più naturali e vicini all’idea di non fare niente come provocazione intellettuale. Amico di Lucio Fontana, Mulas lo fotografava spesso, senza grandi pretese.
Il gesto
Tuttavia è proprio la serie di scatti che lo ritraggono mentre si appresta a praticare uno dei suoi famosi tagli che ci fa entrare totalmente in un processo molto più articolato di quello che possa sembrare e che appare ad opera conclusa. La preparazione al taglio era la fase più importante, l’attesa, come la carica prima dello scoppio. I ritratti a personaggi o artisti famosi possono essere un documento prezioso per comprenderne il valore. Per ciò che riguarda le luci ritratto fotografico, non ci sono mai forzature luminose particolari in questi ritratti fotografici, la luce ambiente è sfruttata al meglio della sua espressività.

L’atteggiamento verso la vita e verso la fotografia di Jacopo Benassi è sempre estremo. Guidato spesso dal caso e dal lampo del suo flash, fotografa chiunque, personaggi più o meno noti, gente comune e reietti. I suoi ritratti fotografici congelano i soggetti in espressioni insolite e a volte quasi accidentali. Le pose, se ci sono risultano ironiche o provocatorie. Un ritratto di Benassi è un po’ come un incidente, inaspettato e perturbante. Scenario preferito la notte e luoghi anonimi o di passaggio, il focus sui rapporti viscerali, crudi, imperfetti.

Rigore formale misto ad eclettismo: la cifra stilistica di Paolo Verzone. Fotografo documentarista, lavora per magazine e agenzie fotografiche internazionali, si esprime al meglio nel ritratto fotografico posato. Nelle sue immagini tutto collabora per il raggiungimento della perfezione. Le luci punteggiano i tratti salienti e si equilibrano perfettamente con le ombre, la definizione dell’immagine è sempre al massimo livello. L’impianto sicuramente solido della composizione non toglie comunque un certo senso di sospensione e apertura nei soggetti.
